Del liberalismo (parte prima)
Nel dopo guerra, grazie al piano Marshall, cioè al progetto americano di assicurare la ricostruzione dell’Europa distrutta dalla seconda guerra mondiale e fare entrare quei paesi nell’orbita capitalistica, l’Europa Occidentale conobbe il boom economico. Per quindici anni, dalla metà degli anni cinquanta fino alla crisi petrolifera degli anni settanta, i paesi occidentali (tra cui l’Italia) conobbero uno sviluppo economico e sociale impressionante. I capitalisti riuscivano a smentire dall’interno la profezia marxista. Marx aveva previsto una proletarizzazione della masse, quindi la loro coscienza di classe e la rivoluzione comunista contro i magnati del capitale. Aveva creduto che il sistema liberale arrivasse alla negazione paradossale della proprietà privata (il principio su cui si basava), per sviluppi endemici, cioè creando le condizioni della rivoluzione finale come una fatalità intrinseca. Il capitalismo avrebbe assicurato la ricchezza a pochissimi, impoverendo le masse. Questa cosa non è avvenuta. È una profezia sbagliata. E per due macro motivi. La storia economica del Novecento ha fatto registrare una borghesizzazione della masse, una industrializzazione di massa, un principio consumistico diffuso in ogni strato della società. Soprassediamo dalla considerazione se sia un bene o meno. Dobbiamo registrare il dato: il mercato libero ha permesso il consumismo, perché ha creato le possibilità di spendere soldi, cioè ha reso la società più ricca. Il sistema subì un grave colpo con la crisi petrolifera, non per motivi interni. Esiste un altro motivo per cui possiamo dire che Marx non aveva colto il vero cuore dell’economia borghese. Marx ha giocato le sue carte su due punti: l’ingiustizia della fabbrica e il lavoro alienato, da una parte; la questione del capitale dall’altra. Possedeva un concetto del lavoro altissimo: credeva che il lavoro fosse lo strumento di libertà e di umanizzazione dell’uomo. Aveva appreso questo concetto da Hegel (la figura del servo-padrone, nella Fenomenologia dello Spirito). Criticava il lavoro dentro la fabbrica, non solo per lo sfruttamento, ma anche perché attraverso quel lavoro l’uomo negava se stesso, in quanto uomo. Quest’uomo sfruttato assicurava la ricchezza del borghese, in una relazione tra lavoro non retribuito e valore prodotto a vantaggio del capitalista. Ma l’uomo borghese non si sarebbe limitato a sfruttare gli operai, avrebbe fagocitato anche gli altri borghesi, fino alla formazione di una oligarchia mondiale del capitale.
Qualcuno di voi potrebbe anche sostenere che in effetti è così. In effetti.
Però ci sono contromisure: tutti a vario titolo sfruttano il sistema, tranne gli esclusi. Che non sono i nostri poveri. Sono Africa e milioni di asiatici o latino-americani. Ma chiunque entri nel sistema borghese si borghesizza, si fa assorbire dal sistema stesso e ne trae un utile. Il sistema funziona perché vuole che chiunque ne possa trarre un utile. Il Luna Park funziona perché tutti possono divertirsi. Il Sistema non può ammettere, oltre un certo limite, che i poveri siano tantissimi: deve assicurarsi che i poveri diventino abbastanza ricchi per spendere soldi. Permette ad alcuni che diventino molto ricchi. Prevede che – a differenza di quello che si dice in modo erroneo e superficiale – l’arricchimento di uno non vada a detrimento dell’altro e delle possibilità di quest’ultimo di fare altrettanto. La ricchezza di uno non è controbilanciata dalla povertà di un altro. Come è possibile? Perché la ricchezza non rimane sempre la stessa, ma aumenta nel processo.
La vera domanda è: perché il sistema favorisce che tutti diventino borghesi? Per due ragioni. La prima è semplice: impedisce la rivoluzione delle masse, non perché le schiavizza, ma perché le arricchisce. Il mercato libero porta sviluppo. La seconda è più complessa: il sistema non si regge sul capitale, come credeva Marx. Il sistema si regge sul debito. La ragione ultima del sistema è che si possa emettere moneta a debito degli stati, dei popoli e degli stessi capitalisti. Non chi controlla il capitale, ma chi controlla il debito, cioè l’emissione della moneta come debito, controlla tutto.
Del liberalismo (parte seconda)
Due visioni antropologiche molto prossime danno vita a due visioni politiche che sono state presentate come alternative nell’ultimo secolo: pensare la relazione tra uomini in termini di estraneità o in termini di inimicizia legittimano, rispettivamente, il potere democratico e il potere assolutista. A sua volta il potere democratico e liberale – nato dalla alienazione del diritto di farsi giustizia da sé – è chiamato a garantire e tutelare i diritti naturali, cioè quei diritti che, secondo il giusnaturalismo moderno, l’uomo riconosce a se stesso e agli altri come un fatto di ragione, per evidenza razionale, anche senza Dio, anche se Dio non dovesse esistere. È sufficiente, cioè, la semplice ragione retta. L’uomo che segue la sua ragione e non gli istinti è in se stesso capace di cogliere perfettamente l’esistenza di diritti naturali.
È possibile che un cattolico sia in linea con questa posizione? Vediamo.
All’inizio dell’età moderna questi diritti sono affermati senza Dio. In nome del Progresso o della Rivoluzione aperta, saranno affermati, in seguito, direttamente contro Dio. Cosa significa affermarli contro Dio? Significa credere alla dottrina gnostica, quando descrive Dio come carnefice, quando insegna che la trasgressione, la disubbidienza alla legge divina e alla legge morale naturale, la sovversione anti-cristica sono tutti pilastri del mondo nuovo.
È la predicazione dei massoni giacobini in Francia, quanto quella dei bolscevichi in Russia.
State molto attenti: non si tratta affatto di capire che gli uomini sono uguali e fratelli e poi non riuscire a mettere in pratica buoni principi e giuste verità. La fratellanza che viene annunciata è una fratellanza massonica, tra uomini che si riconoscono nelle parole del serpente, tra uomini che vogliono distruggere l’ordine cristiano e imporre ai popoli un ordine anti-cristiano.
L’emancipazione finale dell’uomo è per Marx emancipazione religiosa. Che cosa significa? Che l’uomo deve liberarsi definitivamente dell’idea di Dio. Così potrà essere libero, fratello, uguale. Perché Marx ha bisogno di distruggere Dio per assicurare all’uomo il mondo buono, la società giusta? Sicuramente conoscete la definizione secondo cui la religione è oppio dei popoli: significa che la religione è quel narcotico anti-rivoluzionario, perché stordisce i popoli dalla ricerca sulla terra della liberazione sociale, dietro promessa del Cielo. Ma c’è di più. Marx risente della dottrina di Lutero e coerentemente nega l’ingiustizia assurda del Dio di Lutero. Quale ingiustizia?
Secondo Lutero, Dio salva alcuni, per mezzo di una anarchia della Grazia: il colpevole è salvato come se fosse innocente, senza nessun ragionevole criterio. La Grazia e il Sacrificio di Cristo non chiedono all’uomo nulla, nessuna opera, nessuna risposta. L’Amore gratuito di Dio è così anonimo nella risposta umana, l’uomo subisce in un certo senso questo amore: è un Amore che non chiede di essere amato. Eppure le Scritture parlano di questo amore dovuto a Dio da parte dell’uomo. Come può l’uomo amare Dio? In virtù di Cristo. Ma dato Cristo, spetta all’uomo meritare con le opere il paradiso. È forse bugiardo Cristo stesso quando dice che ognuno verrà giudicato in base alle opere? Quali opere? Non le opere della Legge mosaica, come dice san Paolo, ma le opere della Grazia, che con una vita di Grazia è reso capace di fare. Reso realmente capace, a lui spetta la volontà e la libertà di porle in atto. Per Lutero, invece, Dio non rende giusto l’uomo, non lo redime realmente, non lo rende capace di nulla. Lo lascia nel suo status di peccatore. I cattolici credono che la Confessione (se fatta secondo tutti i precetti) rende oggettivamente giusto colui che si confessa: i suoi peccati sono realmente perdonati. Qualsiasi Sacramento imprime il carattere: l’Eucarestia è realmente il Corpo di Cristo! Non solo. Secondo Lutero, Dio si comporterebbe verso l’uomo-peccatore come un giudice che si limita a considerare giusto l’imputato: lo considera giusto, ma non lo rende giusto davvero. In più, il giudice terreno avrà un criterio dato dalla legge per agire e interpretare dei fatti, il giudice divino utilizza la sua imperscrutabile e anarchica Grazia. Di fronte a questa posizione teologica di Lutero, tutta la filosofia tedesca successiva sarà condannata ad una dialettica escludente. Chi sceglierà l’uomo, lo dovrà fare contro Dio. Chi vorrà difendere la bontà umana e la possibilità di realizzare sulla terra un ordine morale, dovrà prima eliminare questo Dio. Da qui dipende Marx. E qualsiasi rivendicazione umana, fatta contro Dio.
Cosa significa affermare i diritti senza Dio? Significa affermare che l’uomo è santo, ha una ragione divina. Non a caso i giacobini francesi celebravano il culto profano e blasfemo alla dea Ragione. Significa credere che l’uomo non ha bisogno della Grazia. Al massimo concedono che la Grazia si aggiunga ad una natura già immacolata in sé. Significa negare il peccato, significa affidare all’uomo l’auto-creazione della propria identità. Significa, ancora una volta credere nelle parole del serpente: sarete come dei!
Non è tutto.
Quest’uomo rivendica per sé, prima dello stato e poi dentro lo stato, di essere la «fonte» ultima del potere: questa è la vera rivoluzione.
Non importa quale sia la «forma» del potere, se una democrazia diretta, una repubblica parlamentare, una monarchia illuminata. Ciò che conta davvero, in ultima battuta, è la fonte del potere. Ciò che conta è l’origine prima del potere. Se la fonte prima è l’uomo (il popolo), quel potere non potrà mai servire Dio! Quel potere sarà forgiato dall’uomo e finalizzato all’uomo: è generato da una religione dell’uomo e crea la città terrena degli uomini. Il Cristianesimo non sarà mai il motore morale e valoriale della città terrena. Il Cristianesimo è immagine e costruttore della Città di Dio: l’ordine cristiano è quell’ordine in cui Cristo regna, per mezzo del re o per mezzo del popolo. Il potere non deriva dal popolo, ma da Dio. Il potere ha come finalità ultima servire Dio, opporsi alle forze politiche e spirituali nemiche di Cristo. Così serve anche l’uomo. Può tollerare l’errore, ma non può lasciare libertà all’errore; può tollerare che l’uomo offra culto a se stesso, ma non può concedere la libertà ad una religione dell’uomo? È la religione dell’uomo divino, che adora se stesso come Dio. È la prefigurazione di ciò che i cattolici chiamano Anticristo. La libertà è possibile dentro l’ordine, perché l’ordine è la condizione della libertà. La verità è la cornice dell’azione libera. Senza verità non c’è libertà. Nella religione dell’uomo divino non c’è nessuna verità: è semplicemente la menzogna luciferina.


