
questi articoli sono degli estratti di un mio saggio:
Lutero e il nichilismo contemporaneo,
pubblicato in
Contro gli Stoici. Cristo, Socrate, Buddha, Editori Riuniti University Press
Si potrebbe dimostrare che Parmenide, prima ancora di essere il padre del materialismo e dell’idealismo, debba scontare la paternità del nichilismo ontologico, differente da quello esistenziale contemporaneo solo nella forma, ma non nel contenuto. Ora, il nichilismo moderno ha ragion d’essere sia come espressione nominalistica, sia come espressione panteistica.
San Tommaso affermava che tra l’essere di Dio e l’essere degli enti c’è un rapporto di analogia, cioè di somiglianza. Somiglianza significa relazione. Relazione significa differenza, nel senso di reciproca e distinta identità.
L’univocità è quella relazione in cui il significato del termine è perfettamente identico:
Ha ragione Marx a chiamare Feuerbach un secondo Lutero. Come Hobbes secolarizzerà nell’ambito politico il volontarismo teologico di Occam e Lutero, allo stesso modo il nichilismo secolarizzerà l’individualismo e il soggettivismo protestante. Apparentemente la sola fides è l’opposizione massima alla sola ratio illuministica. In realtà sono applicazioni di una stessa base originaria che pone il soggetto nel suo solipsismo ontologico, gnoseologico, escatologico, anche là dove si vuole rinunciare a qualsiasi istanza del sacro. Ha ragione Feuerbach a risalire non a Cartesio, ma a Lutero, per fissare le origini della modernità, «sottintendendo che il principio d’immanenza del primo non avrebbe potuto capovolgere la visione del mondo in senso totalmente antropocentrico se non vi fosse stata prima la riduzione protestantica della verità della religione alla soggettività della sola fide. In verità il cogito e la sola fide sembrano costituire i due piloni di un’unica arcata sotto la quale ha fatto la sua apparizione l’uomo moderno con la sua pretesa di autonomia nei confronti di una presunta schiavitù filosofica e teologica. In ambedue infatti si afferma implicitamente la soggettività della verità, che è l’anima del pensiero moderno, e che ha portato fatalmente alla immanentizzazione e quindi alla negazione dei valori trascendenti. In campo filosofico il principio di Cartesio ha capovolto l’asse teoretico del pensiero umano, in quanto rinchiudendosi nella interiorità dell’Io penso ha voluto ricavare dal suo seno la conoscenza di tutta la realtà, uomo-Dio-mondo, a prescindere dalla priorità oggettiva della conoscenza dell’essere»[1]. L’esattezza di questa analisi di Passatore è confermata dallo stesso Feuerbach, quando scrive che: «il vero Dio, l’oggetto autentico delle fede luterana e della religione cristiana in genere, è unicamente Cristo, e Cristo in quanto vanifica ogni possibilità ulteriore di distinguere tra un in sé ed un per noi. Cristo non è in sé e per sé nulla che non sia anche per noi.
è probabile che non sia causale il richiamo che Nietzsche fa al coglimento da parte di Eraclito della realtà come «fenomeno dionisiaco, il quale ci rivela ogni volta di nuovo il gioco di costruzione e distruzione del mondo individuale come l’efflusso di una gioia primordiale»; è probabile che non sia causale il richiamo, già in La filosofia all’epoca tragica dei Greci, ad Eraclito, come colui che ha partorito la «visione terribile, che stordisce, ed è assai affine alla sensazione con cui, durante un terremoto, si perde la fiducia nella solidità della terra», proprio quella visione secondo la quale «il divenire eterno ed unico, la completa instabilità di tutti gli oggetti reali, che non fanno altro se non agire e divenire continuamente, e che non sono»: questa stessa visione ha fondato il nichilismo attivo, basato sulla univocità del divenire, la quale si contrappone solo apparentemente all’univocità parmenidea dell’essere. Apparentemente, perché
Ha ragione Marx a chiamare Feuerbach un secondo Lutero. Come Hobbes secolarizzerà nell’ambito politico il volontarismo teologico di Occam e Lutero, allo stesso modo il nichilismo secolarizzerà l’individualismo e il soggettivismo protestante. Apparentemente la sola fides è l’opposizione massima alla sola ratio illuministica. In realtà sono applicazioni di una stessa base originaria che pone il soggetto nel suo solipsismo ontologico, gnoseologico, escatologico, anche là dove si vuole rinunciare a qualsiasi istanza del sacro. Ha ragione Feuerbach a risalire non a Cartesio, ma a Lutero, per fissare le origini della modernità, «sottintendendo che il principio d’immanenza del primo non avrebbe potuto capovolgere la visione del mondo in senso totalmente antropocentrico se non vi fosse stata prima la riduzione protestantica della verità della religione alla soggettività della sola fide. In verità il cogito e la sola fide sembrano costituire i due piloni di un’unica arcata sotto la quale ha fatto la sua apparizione l’uomo moderno con la sua pretesa di autonomia nei confronti di una presunta schiavitù filosofica e teologica. In ambedue infatti si afferma implicitamente la soggettività della verità, che è l’anima del pensiero moderno, e che ha portato fatalmente alla immanentizzazione e quindi alla negazione dei valori trascendenti. In campo filosofico il principio di Cartesio ha capovolto l’asse teoretico del pensiero umano, in quanto rinchiudendosi nella interiorità dell’Io penso ha voluto ricavare dal suo seno la conoscenza di tutta la realtà, uomo-Dio-mondo, a prescindere dalla priorità oggettiva della conoscenza dell’essere»[1]. L’esattezza di questa analisi di Passatore è confermata dallo stesso Feuerbach, quando scrive che: «il vero Dio, l’oggetto autentico delle fede luterana e della religione cristiana in genere, è unicamente Cristo, e Cristo in quanto vanifica ogni possibilità ulteriore di distinguere tra un in sé ed un per noi. Cristo non è in sé e per sé nulla che non sia anche per noi.